L’unione all’epoca del COVID

Aggregazione

DOPO L’EMERGENZA. LA VITA ASSOCIATIVA SI PUÒ FARE A DISTANZA?

unione epoca covidL’unione all’epoca del COVID: le proposte dell’ Europa Network per l’aggregazione, la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini al tempo del COVID19.

Non è un’impresa semplice riflettere sull’aggregazione nell’epoca che ha coniato il termine “distanziamento sociale”, una fase di grande incertezza globale nella quale molte organizzazioni del Terzo settore si stanno interrogando su come ripartire e ricostruire una dimensione di socialità.  Interrogarsi oggi significa toccare una pluralità di aspetti della vita associativa che spaziano dallo stare insieme alle opportunità di fare assieme.

Ripensare i luoghi di aggregazione

Sono le attività associative di natura ricreativa e aggregativa quelle maggiormente penalizzate durante l’emergenza. Da Nord a Sud i dati raccolti restituiscono la fotografia di una consistente fetta di volontariato che non si è fermato ma che ha dovuto ripensare a molte delle proprie attività e lasciare indietro quelle che creano socialità.

La maggior parte della associazioni Italiane ha avuto difficoltà a continuare le proprie attività, ed è riuscita a mantenere meno del 20% di quelle ordinarie. Le organizzazioni più piccole e quelle operanti in ambito sportivo sono state le più colpite. Sport, educazione e cultura sono inoltre gli ambiti in  cui persistono maggiori incertezze sul futuro e sui tempi di ripresa delle attività. L’indagine evidenzia anche l’interruzione degli eventi in calendario nel primo semestre dell’anno: il 90% delle associazioni ha dovuto annullare tutte le iniziative di ambito ricreativo, sociale, culturale e sportivo che, oltre ad avere una forte valenza di socialità, rappresentano occasioni di raccolta fondi, coinvolgimento di nuovi volontari, incontro con la cittadinanza e visibilità sul territorio.

Tra le maggiori preoccupazioni sulla ripresa delle attività spiccano quelle di natura strutturale, legate al rispetto delle misure di distanziamento fisico e alla conseguente necessità di riadattare gli spazi. Un problema che si pone in particolar modo è a quando si tornerà in spazi chiusi con la minaccia di una nuova ondata che potrebbe richiedere un grande sforzo tanto progettuale quanto economico da parte degli enti.

Ripensare le attività

Secondo  Europa Network sul tema “volontariato e sicurezza”, sarà fondamentale ripensare le attività per mantenere viva la socialità anche in epoca di  distanziamento fisico. La sfida è quella di riqualificare la socialità uscendo dalla sola dimensione fisica della sede o del circolo e  ampliando il campo d’azione a  tutta la comunità: «Molti spazi»,  «nascono per essere luoghi di socialità e di comunità per cui il distanziamento deve essere solo fisico, se le attività vengono svolte solo all’interno, ma in un’ottica di riprogettazione e con un’apertura al territorio lo spazio fisico del circolo o dell’associazione può moltiplicarsi a dismisura». Per non farsi cogliere impreparate molte organizzazioni e reti associative si stanno interrogando oggi su come ripartire domani  conciliando la realizzazione degli obiettivi con le dovute attenzioni sanitarie.

Rilanciare la partecipazione

Aggregarsi rappresenta quell’essenza dell’associazionismo che nei mesi di emergenza sanitaria è rimasta sospesa, mettendo talvolta in crisi la stessa vita associativa negli enti. Si evidenzia che il 57% degli enti associativi ha dovuto rivedere le proprie modalità interne di funzionamento, avvalendosi di strumenti digitali per mantenere le relazioni a distanza (34%) e mettendo in campo nuove pratiche organizzative (23%) nonché di relazione con i propri soci/beneficiari (23%). Un vero e proprio sforzo organizzativo, volto a preservare anche a distanza il cuore pulsante della vita associativa, oltre che i servizi stessi. Il recupero della dimensione relazionale si colloca al secondo posto tra le preoccupazioni per la ripartenza, in particolare riguardo la ripresa delle relazioni con i propri aderenti (45%), la riattivazione dei volontari (37%) e la necessità di coinvolgere nuovi volontari (23%) dal momento che molti degli storici non potranno riprendere le proprie attività (13%). Il mondo associativo si è dovuto confrontare anche con una crisi interna che ha impattato sull’attività degli enti, ma prima ancora sulla natura partecipativa e democratica che dell’associazionismo è dimensione caratterizzante.

Rafforzare il coinvolgimento dei cittadini

Oltre a dover ritessere le relazioni intra-associative, le organizzazioni si confrontano oggi con la  necessità di  rinsaldare i  legami  tra gli aderenti e con/tra i volontari che sono la loro forza vitale.

Nei mesi trascorsi molti volontari hanno dovuto interrompere le attività per diverse ragioni, altri si sono resi disponibili ad aiutare attraverso azioni di vicinato o  rispondendo alle chiamate dei Comuni. Abbiamo assistito a uno squilibrio tra domanda e offerta di volontariato: a fronte della disponibilità di molti cittadini volenterosi vi sono state poche occasioni di inclusione di  nuovi  volontari , anche laddove siano state attivate azioni in risposta all’emergenza Covid-19.

Non sono pochi i Comuni che, insieme alla Protezione Civile, hanno gestito direttamente i cittadini volenterosi.

Accogliere nuovi volontari significa infatti costruire un patto associativo che richiede conoscenza reciproca per una relazione chiara e duratura, un processo poco compatibile con la situazione emergenziale con cui le associazioni hanno dovuto confrontarsi.

Per questa ragione, se da un lato si è confermata la capacità di mobilitare i volontari già attivi, dall’altro è stato complicato e spesso ingestibile il coinvolgimento di nuovi volontari. Secondo l’Europa Network, uno dei temi sui quali è importante che il mondo associativo oggi si interroghi riguarda il mantenimento della sua funzione di aggregazione di tutti quei cittadini desiderosi di impegnarsi in attività di volontariato. Un interrogativo al quale l’ Europa Network prova a dare risposta, individuando tre piste d’azione che facciano tesoro degli apprendimenti maturati in questi mesi e inneschino dei circuiti virtuosi:

  1. Diversificare le modalità di coinvolgimento.La difficoltà di far fronte al turn over di volontari e in particolare alla sostituzione temporanea di coloro che per questioni anagrafiche o di salute non hanno potuto svolgere le attività, amplifica un dibattito da anni presente nel mondo associativo tradizionale, ovvero quello della flessibilità delle modalità di ingaggio dei volontari .  È quindi importante per il mondo associativo comprendere a fondo la nuova geografia dell’impegno volontario e costruire delle proposte più vicine ai tempi e agli stili di vita delle persone.
  2. Rafforzare l’intermediazione.Ripensare le pratiche di coinvolgimento dei volontari è un impegno cui spesso le associazioni faticano a dedicare  tempo e costanza  perché concentrate  sull’operatività. Può quindi essere  utile un soggetto terzo che accompagni  le organizzazioni in un processo di analisi e rilettura delle opportunità e delle modalità di ingaggio dei nuovi  volontari, per  aumentare  la loro capacità di essere attrattive e accoglienti. Secondo l’ Europa Network, le attività di intermediazione tra domanda e offerta di volontariato andrebbero potenziate in una prospettiva non solo di matching, ma soprattutto di facilitazione e accompagnamento. Per  il volontariato questa potrebbe essere una pista da rafforzare nella fase di ripartenza post-covid. L’Europa Network avrà questo ruolo di intermediazione come ente che lavora a favore delle sue associazioni socie;
  3. Favorire lo  scambio  intergenerazionale nelle pratiche associative. Le misure sanitarie messe in campo dalle autorità per far fronte alla crisi e, in  alcune zone, la scomparsa di una generazione di volontari che per anni ha tenuto in vita circoli e sedi associative, richiama una intensa riflessione sul passaggio  di  testimone e il ricambio generazionale. Una possibile strada potrebbe essere quella di rafforzare le pratiche di mentoring, affiancamento, corresponsabilità, condivisione di competenze tra generazioni per immaginare insieme un nuovo modo di interpretare e agire la propria funzione nei territori.

Rafforzare la cooperazione nei territori

Un altro aspetto che la crisi sanitaria ha messo sotto i riflettori è  la centralità della cooperazione tra soggetti diversi nei territori per lo sviluppo di comunità solidali e cittadini attivi. In Italia i territori più resilienti sono stati quelli in cui si sono sperimentate maggiormente delle buone pratiche di cooperazione territoriale con il coinvolgimento delle associazioni. Provando a tratteggiare delle priorità per la ripartenza, l’Europa Network sottolinea l’importanza di rafforzare e sviluppare azioni di animazione territoriale volte ad accompagnare il mondo associativo e gli altri attori del territorio a mettere a fattor comune e dare continuità a queste dinamiche cooperative.

Uno dei compiti dell’Europa Network per il volontariato oggi può quindi essere quello di rinarrare l’azione e il rapporto tra le persone dell’atto della solidarietà per provare a rappresentare spunti per una nuova trama di partecipazione e di appartenenza, come luoghi in cui si possono ridefinire parti della propria individualità e della propria socialità. In uno scenario complesso e incerto troviamo quindi fattori di speranza che risiedono prima di tutto nelle persone: disponibilità e cittadini che collaborano insieme non solo per finalità di aiuto, ma per solidarietà e coesione.

Per leggere una nostra presentazione potete visitare la pagina chi siamo